I popoli indigeni del sudest Asiatico e dell’Africa Centrale. I boschi primari

Dei 300 milioni di persone indigene che esistono in tutto il mondo, i boschi  primari sono stati il rifugio di circa 150 milioni di loro. Si stima che essi ospitano circa 1.500 gruppi etnici o tribù. L’amore per la madre natura, la sua riverenza tutti i giorni in ringraziamento per il cibo che essa gli fornisce, è il denominatore comune di queste comunità.

Per questi popoli originari, il rispetto per la vita, è il principale valore è lo più sacro. L’avarizia, avidità o accumulazione di ricchezza, sono comportamenti che non entrano nella loro cosmovisione della vita. Così antica come i boschi primari sono quelle stesse comunità. E il suo destino è legato alla fragilità di questi boschi.

Di seguito verrà descritto molto succintamente, lo stile di vita delle principali comunità indigene, nei loro rispettivi ambienti.

I popoli indigeni della giungla del sudest asiatico

Dall’India alla Nuova Guinea, a Indocina, Malesia e attraverso una catena di più di 20.000 isole, si trova la più antica foresta pluviale del mondo. Questa grande foresta primaria è oggi la più minacciata, a causa della pressione insostenibile esercitata dalla popolazione in crescita.

Il sudest asiatico è una regione densamente popolata: ci vivono circa 550 milioni di persone, circa un settimo degli abitanti di Asia. In essa c’è una grande diversità etnica, che vivono soprattutto nei delta, pianure alluvionali e valli fluviali.

Il Delta del Mekong e del Hong sono le aree più densamente popolate. Si stima che vivono in questi territori circa 1.000 tribù. Tra i principali gruppi etnici ci sono i Kayah, Brek, Bwe, Manumanaw, Paku, Yintale, Yimbau, Karen Neri (geba y pa’o), Padaung, Latha, Pwo, Karen Bianchi o S’gaw, Zayein, Toraja, Shan y Kachin.

In Nuova Guinea si parlono  più di 800 lingue, un terzo di tutte le lingue che esistono nel mondo. Gli Asmat, Baruya, Dani, Etoro, Korowai, Lak, Lakalai, Lesu, Maisin, rappresentano i suoi più importanti  gruppi etnici. Molte di queste culture dipendono dalle foreste per mantenere il loro stile di vita, così come è accaduto per molte generazioni. Nella loro cosmovisione, ci sono elementi comuni: Credono che ogni oggetto, montagna, fiume possiede uno spirito. Alcuni di questi benevoli e altri malevoli.

I popoli indigeni dell’Africa Centrale

La più alta concentrazione di popolazioni indigene di Africa, vivono nel bacino del Congo. Tutti dipendono del futuro delle foreste.

I due gruppi principali sono il Bantu occidentali, che rappresentano oltre 400 gruppi etnici di popoli “melanoafricanos” e trai suoi principali gruppi etnici ci sono i Fang, Baqouba, Baluba, Lingala, Bakongo, Hutu, Baganda, Kikuyu, Tongas, Bechuanas, Herero, Swazi, Sotho, Zulu e Xhosa;  e i cosiddetti Pigmei. Si stima che i Pigmei Babongo e Babinga costituiscono il 10% della popolazione della subregione, circa 300.000.

Questi ultimi appartengono ad un certo numero di gruppi etnici e vivono in un territorio dell’Africa Centrale che raggruppa il Camerun, Repubblica Centrafricana, Uganda, Ruanda, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Congo e Gabon. Il popolo di Pigmei è composto da diversi gruppi che vivono in territori selvatici  principalmente di caccia e raccolta di frutti, che anche usano come medicina.

Come altri popoli indigeni, molti di loro sono stati sfrattati dalla loro terra a causa della deforestazione, la dichiarazione dei parchi nazionali e l’attività estrattive delle risorse della foresta. La foresta è la loro ragion d’essere e di vita, la casa della loro cultura e la loro spiritualità. «La Foret pleure», -la foresta piange-. Così descrive la tribù dei Baka -etnia pigmeo-, la crepa che producono gli alberi quando cadono su il sottobosco, seguito al cigolare delle seghe elettriche.

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